Ex asso dell’aviazione, spia
internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata
esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il
potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...
#3 – Carol
contro Carol
Un’installazione
segreta negli Stati Uniti
Questa non è una delle giornate migliori per Capitan Marvel. Non solo si è ritrovata a dover gestire tre doppioni temporali di se stessa, non solo una sconosciuta entità aliena si è impossessata del corpo di Starlight, non solo è a un passo dal liberare il corpo pietrificato di Thanos dalla sua prigione... ma ora ha anche preso il controllo di Binary, l’incarnazione più potente di Carol.
-Consegnaci Thanos o l’Ordine Oscuro ti distruggerà – minacciano all’unisono Binary e Starlight, parlando a nome dell’unica entità che le sta possedendo.
-A che cosa vi serve? E’ soltanto una statua! – prova a prendere tempo Capitan Marvel.
-Non è per esseri come te saperlo – rispondono le due donne, scatenando una tempesta di energia.
“Okay, non ha funzionato. Per fortuna sono più veloce di loro” pensa Capitan Marvel, evitando di essere colpita volando via all’ultimo secondo; prova un attacco laterale, ma viene interrotta da una scarica di energia proveniente da un’altra direzione.
-Troppo facile prendersela con una donna incinta! Provaci con me! – grida Warbird, un’altra incarnazione di Carol, che sta scatenando tutta la propria furia su Binary. E non ottenendo assolutamente niente, perché Binary non si scompone minimamente.
-Carol, idiota, cosa credi di fare? Binary può assorbire l’energia di una stella! – le urla Capitan Marvel, rendendosi conto di aver appena dato dell’idiota a se stessa.
-Allora facciamo alla vecchia maniera – replica Warbird, volando a testa bassa verso il nemico.
Manhattan, ex appartamento di Dane Whitman e Carol Danvers
Fino a pochi minuti fa, la polizia ha controllato questo appartamento in seguito alla notifica di un’aggressione. Oltre a bloccare l’accesso all’appartamento con del nastro non hanno fatto molto: considerato che la porta è stata tagliata come se fosse di cartone, e che l’aggressore è stato descritto come un uomo in armatura, c’è il sospetto di avere a che fare con un super-umano o con della tecnologia fuori dal comune. Se avessero aspettato ancora un po’, avrebbero visto un rettangolo di luce apparire dal nulla e scendere lentamente a terra, facendo apparire a poco a poco due donne.
Entrambe indossano un costume; il design di base è lo stesso, ma uno è rosso e blu e lascia scoperte quasi completamente le gambe, l’altro rosso e nero con un cappuccio che ne oscura completamente la testa. Quella dai lunghi capelli biondi e dalla maschera domino si solleva di alcuni centimetri dal suolo, stringendo i pugni e preparandosi alla battaglia.
-Ha funzionato? – chiede.
L’altra donna non risponde immediatamente. Si avvicina a quello che resta della porta, studiando con attenzione il taglio, e senza dire una parola indica il calendario appeso al muro.
-Ah, giusto. Trent’anni nel passato? Non è mai andato così indietro, dove pensi sia diretto?
Di nuovo senza aprire bocca, la donna in nero corre verso la finestra e si getta, senza preoccuparsi della propria incolumità. La bionda sbuffa prima di seguirla.
-Potresti spiegarti anche ogni tanto, invece di fare sempre la misteriosa.
Queens, New York City
Carol non ha mai parlato molto con suo marito del periodo in cui indossava il costume di Miss Marvel; per colpa di Rogue, i ricordi di quell’epoca le sono ancora parzialmente alieni. Ma Dane Whitman è contento di averla conosciuta anni dopo, perché ha scoperto di non sopportare questa versione di Carol.
-Come si fa a combinare un disastro del genere? E ti fai chiamare scienziato! – si lamenta la donna, esasperata dai tentativi inutili di riparare il generatore di tachioni che è stato parzialmente smontato nel salotto di casa.
-Scusa tanto se non ho ereditato le conoscenze tecniche dei Kree – controbatte lui.
-Ormai il danno è fatto: non possiamo usare questo ferro vecchio per riassorbire l’energia temporale in eccesso, il che significa che sono bloccata qui assieme alle altre.
-Non necessariamente. Sono un ex Vendicatore e Difensore: conosco più di una persona che ha accesso ad una macchina del tempo.
-E allora cosa aspettiamo?
-Dobbiamo recuperare il maggior numero possibile di informazioni sul processo che vi ha portate tutte nel presente. Non hai idea di quanto possano essere pericolosi i viaggi nel tempo.
-Perché, tu sì!?
Dane si morde un labbro. Questo non è il momento migliore per discutere del periodo che ha passato vivendo all’epoca delle crociate.
-Ho molti più anni di esperienza di te, “Miss Marvel”. E’ così difficile fidarsi?
Lei tiene il broncio. Dane è restio ad essere troppo duro con lei, sapendo che all’epoca Carol soffriva di disturbi della personalità dovuti alla sua trasformazione, ma a tutto c’è un limite.
-Va bene. Qual è il prossimo passo, genio?
Prima che Dane possa dire nulla, qualcuno suona il campanello.
-Rispondere alla porta, per prima cosa. Cerca di non farti vedere, meglio che non si sappia che anche il Queens ha dei super-eroi adesso.
Mentre Miss Marvel gli dà le spalle e ritrasforma il proprio costume in abiti civili, Dane apre la porta. Non riconosce l’uomo dai capelli castani che si trova davanti.
-Dottor Whitman? Sono un amico di sua moglie ed ammiratore del suo lavoro sulle comunicazioni interstellari, e volevo darle il benvenuto nel Queens.
-E’ un piacere, signor...
-Peter Parker. Le dispiace se entro?
Un’installazione
segreta negli Stati Uniti
Capitan Marvel non ha il tempo di preoccuparsi dello scontro tra Warbird e Binary, perché Starlight ha deciso di non restare a guardare. Il capitano riesce ad evitare per un soffio la prima scarica radioattiva, e si alza in volo per avere un po’ più spazio di manovra.
-Andiamo Tania, hai superato il controllo della Presenza, puoi battere anche questo parassita!
-Non c’è nessuna Tania Belinsky. C’è solo l’Ordine Oscuro.
-Okay. Allora basta guanti di velluto – risponde Capitan Marvel, volando dritta verso la russa.
La scarica radioattiva che la investe sarebbe più che sufficiente ad incenerire un essere umano, ma il capitano l’assorbe come una spugna. Una spugna dura come la roccia che sta volando appena al di sotto della velocità del suono, e che colpisce Starlight con abbastanza forza da scaraventare entrambe attraverso più di una parete rinforzata, fino a quando entrambe non precipitano nel deserto che circonda l’installazione segreta.
Normalmente, Carol si rialzerebbe per riprendere la battaglia: ci vuole ben altro per metterla al tappeto. Ma anche se l’induttori di immagini lo nasconde bene, Carol è pur sempre in avanzato stato di gravidanza. E quando prova a rimettersi in piedi, il suo corpo la tradisce.
-Devo smetterla di prendere in giro i miei doppi temporali... questa è stata davvero un’idea stupida.
-Siamo d’accordo – risponde Starlight, avvicinandosi a Capitan Marvel e preparando a colpirla a distanza ravvicinata.
Manhattan, New York City
Le due donne in costume non si sono parlate da quando sono uscite dall’ex appartamento di Dane Whitman e Carol Danvers. Quella in costume nero dal volto nascosto dal cappuccio è saltata da un tetto all’altro usando un bastone-rampino simile a quello usato dall’avventuriero Devil, mentre la bionda con la maschera a domino l’ha seguita volando.
La prima delle due rallenta solo quando si lancia nel vuoto per afferrare al volo un lampione della luce e con un’acrobazia al limite delle possibilità umane scende a terra con un atterraggio perfetto.
Dato che questa è New York, l’unica reazione dei passanti è farle delle foto con il cellulare e chiedersi chi sia questa nuova arrivata. La bionda volante ha invece un’altra domanda:
-Vuoi fermarti un attimo e dirmi che stai facendo?
-Metto fine alla caccia – risponde l’incappucciata, attraversando la strada del tutto incurante delle auto che devono sterzare all’ultimo istante per evitarla.
I suoi occhi sono solo sull’auto della polizia che si avvicina a sirene spiegate e che non accenna a rallentare. Una spada di energia rossa appare nelle mani dell’incappucciata, che la usa per tagliare a metà la volante prima di essere colpita.
Il caos non tarda a scatenarsi. Una macchina dopo l’altra frena di colpo causando una lunga serie di tamponamenti, e l’unico motivo per cui nessuna scheggia impazzita si schianta sulla folla è che la bionda si muove con una velocità straordinaria per proteggere i pedoni.
Niente di tutto questo sembra interessare all’incappucciata, i cui occhi sono fissi su ciò che è rimasto dell’auto della polizia. Dai rottami fuoriesce un uomo in armatura nera, che per rialzarsi si appoggia ad una spada che sembra essere fatta di ombre.
-L’usurpatrice. Non
so come hai fatto a seguirmi, ma non fermerai la mia missione.
-Per te è Dama Nera, Ultimo Cavaliere – risponde la donna, dando inizio ad un frenetico duello di spada nel centro di Manhattan.
Queens
Dane è certo di aver già sentito parlare di questo Parker, anche se al momento non si ricorda in quale contesto. Ma il fatto che conosca Carol lo preoccupa, dato che si sta avvicinando alla sua controparte più giovane, quindi Dane corre subito ai ripari.
-Peter, questa è, uhm, una cugina di Carol. Jane, ti presento...
-Peter Parker, il fotografo del Daily Bugle, certo – risponde immediatamente Carol. C’è qualcosa di diverso in lei rispetto a quando era Miss Marvel solo pochi secondi prima: non è stato un semplice cambio di costume, il suo linguaggio del corpo e tono di voce sono completamente diversi.
Anche Parker ha notato qualcosa di strano: è troppo abituato a mentire per non aver notato l’esitazione di Dane, ma preferisce non approfondire.
-Anche, sì, ma principalmente sono un ricercatore all’Empire State. Immagino che Carol ti abbia parlato di me; devo dire che sei identica a quando l’ho conosciuta anni fa.
-Purtroppo Carol non è in casa adesso, Peter, e temo di essere alle prese con un esperimento, quindi se non ti dispiace...
-Questo è un generatore di tachioni, vero? Wow – cambia subito argomento Peter, immediatamente mesmerizzato dalla meraviglia tecnologica davanti ai suoi occhi.
-Che non funziona. Immagino sia troppo sperare che insegni fisica delle particelle, vero?
-Biochimica e Scienze dei Materiali, essenzialmente. Se il tuo problema non ha a che fare con l’ingegneria genetica, materiali avveniristici o gli effetti delle radiazioni sul corpo umano, non sono sicuro di poterti aiutare – ammette Peter.
Dane e Carol si scambiano un’occhiata di intesa.
-Radiazioni ioniche e tachioni, per esempio? – chiede Dane.
Deserto del Nevada
Carol Danvers ha visto la morte in faccia milioni di volte, e tutte le volte c’è un istante in cui pensa di essere davvero arrivata alla fine. Questa è una di quelle: è troppo debole per poter resistere ad un attacco di Starlight a distanza ravvicinata, e non c’è tempo per schivare il colpo.
Per sua fortuna, l’installazione militare alle spalle di Starlight esplode con estrema violenza, facendola esitare per un attimo di troppo.
Disperazione e determinazione prendono il controllo: incinta o meno, Carol è pur sempre Capitan Marvel. Starlight non la vede neanche arrivare.
Un gancio destro le fa sputare denti e radiazioni; prima che possa reagire, il capitano le afferra i polsi e li stringe con abbastanza forza da piegare il titanio. Non è il momento di andare per il sottile: Starlight era una sua sottoposta nello S.W.O.R.D, motivo per cui Carol conosce benissimo la pericolosità dei suoi poteri. Se si lasciasse andare, Starlight potrebbe sterilizzare l’intero stato.
Nonostante Starlight sia un’ottima combattente corpo-a-corpo... è stata il Guardiano Rosso prima di ottenere i suoi poteri... l’entità che la controlla non sembra averne il pieno controllo, e Capitan Marvel riesce a bloccarla a terra.
-Hai dieci secondi per lasciare questo ospite prima che le faccia esplodere la testa con te ancora dentro – minaccia Capitan Marvel; sta continuamente assorbendo l’energia emessa da Starlight, e potrebbe facilmente concentrarla in una scarica concentrata nel suo cranio. Il parassita lo sa.
-Hai troppo a cuore questo ospite per eliminarlo.
-Se hai accesso alle memorie di Tania, sai che preferirebbe morire che tornare ad essere prigioniera nel suo stesso corpo. Cinque. Secondi. Quattro. Tre.
Tania apre la bocca, da cui fuoriesce una massa nera ed oleosa che striscia via come un serpente. Capitan Marvel prova a colpirla con una scarica energetica, ma il parassita è troppo veloce.
Starlight tossisce ripetutamente, e l’attenzione di Capitan Marvel è attirata dalla battaglia aerea sopra le loro teste: Warbird sta scatenando tutto quello che ha contro Binary, senza alcun successo.
Non può pensare al parassita in fuga, adesso. Deve salvare se stessa da se stessa.
Starlight afferra Capitan Marvel per il costume e la tira verso di sé, fissandola con occhi straripanti di rabbia e di radioattività.
-Dammi. Un. Bersaglio.
Capitan Marvel alza gli occhi verso Binary.
Manhattan
L’Ultimo Cavaliere e la Dama Nera sono impegnati in un duello unico, sia perché le loro spade sono composte rispettivamente da ombre ed energia, sia perché questo sta avvenendo nel centro di una strada trafficata.
-Come hai fatto a trovarmi? E’ stato il mago, vero? Perché non è qui, ha forse paura di me?
-Forse è stanco di sentirti. Come me – risponde la donna incappucciata, creando una seconda spada d’energia che impugna con la sinistra: con un movimento improvviso riesce a disarmare l’Ultimo Cavaliere, che perde la propria spada. Non appena quest’ultima non è più in contattato con l’uomo in armatura nera, svanisce in un istante.
-Pagherai per questo affronto – risponde l’Ultimo Cavaliere senza scomporsi più di tanto: in meno di un secondo, entrambe le sue mani impugnano una nuova spada d’ombra.
I due duellanti sono pronti a ricominciare, ma il suono delle sirene delle macchine della polizia che li stanno circondando mette rapidamente fine alla sfida.
-Non posso ferire questi uomini di legge. Ci incontreremo di nuovo – dice l’Ultimo Cavaliere prima che la sua armatura nera evapori, lasciando dietro di sé un civile privo di sensi.
-Getta le armi e mani dietro la testa! – urla uno dei poliziotti; Dama Nera riconosce la divisa di Codice Blu, la divisione anti-supercriminali, e fa la propria mossa.
Le spade di energia svaniscono. Alza le mani in segno di resa e dice a denti stretti:
-Adesso sarebbe un buon momento per andarsene.
La bionda con la maschera domino vola verso di lei e l’afferra per le mani, sollevandosi rapidamente in volo. I colpi di proiettile non riescono a raggiungerla, e le due donne scappano dalla scena del crimine.
Queens, New York City
Peter Parker sta leggendo gli appunti di Dane su come il corpo di Carol può aver assorbito le particelle temporali create dal generatore di tachioni, ed anche se la cosa tecnicamente esula dal suo campo c’è una scintilla nei suoi occhi che fa capire una cosa a Dane.
-Hai avuto una qualche intuizione, vero?
-Probabilmente non è niente; io mi occupo di biochimica, non di particelle. Ma se la preoccupa la possibilità che i tachioni possano restare intrappolati nelle cellule umane, invece di usare il generatore per riassorbirle perché non spingere le cellule ad espellerle?
-In effetti non ci avevo pensato – ammette Dane. Questo Parker è più intelligente di quanto sembra.
-So che Reed Richards ha brevettato degli stimolatori cellulari che dovrebbero fare al caso suo, dottor Whitman, anche se costano un occhio della testa. Se ha intenzione di continuare la ricerca, potrebbe passare all’università e...
-E’ un po’ presto per parlarne, Peter, ma grazie per l’interessamento. E per favore, chiamami Dane.
-Non leggo un suo articolo scientifico da anni, dot... Dane. Cosa la porta nel Queens?
-Carol aspetta un bambino; dovrebbe nascere a breve. Abbiamo pensato che fosse meglio crescerlo nel Queens invece che a Manhattan... sai, con tutti quei super-eroi.
-Congratulazioni! E non preoccuparti, non succede mai niente di super nel Queens.
-Felice di saperlo.
-Se vi servisse qualcosa, io e mia moglie abitiamo a poche centinaia di metri da qui. Ora scusa ma devo proprio andare, prima che mia figlia mi sgridi per essere tornato a casa tardi.
I due scienziati si salutano con una stretta di mano, e Dane lo guarda allontanarsi senza riuscire a scrollarsi di dosso la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte.
-Tizio interessante – commenta la giovane Carol Danvers, riprendendo gli appunti di Dane e sfogliandoli. Dane conosce abbastanza sua moglie, anche in questa versione, da riconoscere che non ha la minima idea di cosa sta guardando.
-Pensi di potermi aiutare a costruire uno stimolatore cellulare? – le chiede.
-Non ho idea di cosa sia. Sto ancora cercando di venire a patti con il fatto di essere Miss Marvel; sarà una buona idea ritrasformarmi così presto?
-Forse dovremmo aspettare che Carol ritorni.
-No. Questo viaggio nel tempo può avermi sconvolta, ma so riconoscere le priorità – risponde la ragazza, che con un lampo di luce si ritrasforma in Miss Marvel.
-Non riesco a credere di non esserci arrivata prima! Evidentemente la mia mente inizia già a perdere le conoscenze Kree, se un fotografo ne sa più di me.
-Avevamo solo bisogno di un’altra prospettiva. Un altro piccolo sforzo e tornerai a casa!
-Avrei dovuto seguire Capitan Marvel, lei sicuramente si sta divertendo più di me – sbuffa Miss Marvel.
Deserto del Nevada
Binary brilla come un secondo Sole, scatenando tutta la sua furia. Warbird e Capitan Marvel le volano attorno per attirare le sue scariche di energia, mentre Starlight mette tutto quello che ha in potenti colpi radioattivi. Nessuno dei quali impensierisce Binary.
-Così non funziona! E’ troppo potente per noi! – si lamenta Warbird.
-Abbiamo bisogno di un’altra strategia. Pensi di poterla tenere occupata per un paio di minuti? – chiede Capitan Marvel, afferrando il proprio io più giovane per una gamba per toglierla all’ultimo istante dalla traiettoria di un’ennesima scarica.
-E come!? Lo sai che eravamo molto più potenti quando eravamo Binary!
-Il potere non è tutto; tu ed io sappiamo di avere sempre avuto dei limiti, anche quando non lo volevamo ammettere. Posso fermare Binary, ma ho bisogno che tu la smetta di vedere solo i tuoi limiti e torni a fare quello che sai fare meglio: non arrenderti.
-Okay, ma se mi dici che devo solo credere in me stessa giuro che ti spacco il muso – risponde Warbird, volando verso Binary più veloce che mai.
Il parassita che sta possedendo la stella vivente resta impassibile: per quanto Starlight stia dimostrando una capacità di controllare l’energia molto superiore rispetto al previsto, il parassita è certo di aver trovato il corpo ospite perfetto.
-Credete di potervi ribellare all’Ordine Oscuro? La libertà è una menzogna e questo pianeta ha sparso menzogne nell’universo per troppo tempo. Preparatevi al ritorno di-
-Ma sta’ un po’ zitta!!! – la interrompe Warbird, incredibilmente riuscendo ad arrivare così vicina da colpire Binary con un pugno. Le sue difese si indeboliscono quanto basta perché anche Starlight arrivi a distanza ravvicinata, abbastanza perché ciascuna afferri un braccio di Binary.
Il calore aumenta fino a vetrificare il deserto sotto di loro; Binary sta scatenando una forza della natura, e le sue due avversarie devono spingere i propri poteri al massimo per resisterle.
-Solo perché avete fermato Thanos pensate di essere degne di combattere l’Ordine Oscuro?
-Se proprio Thanos ti piace così tanto, è tutto tuo – le risponde Capitan Marvel, volando verso di lei stringendo a sé una grossa cella di metallo: la prigione di adamantio di Thanos.
-Adesso!!! – ordina Capitan Marvel: Warbird e Starlight gettano Binary all’interno della gabbia, la cui porta viene rapidamente chiusa dietro di lei.
La prigione cade rumorosamente a terra, e Capitan Marvel farebbe lo stesso se Warbird non l’afferrasse in tempo e l’aiutasse ad atterrare levitando con attenzione.
-Che ti è saltato in testa!? Neanche quello basterà a fermarla!
-Invece sì. Nemmeno Binary è abbastanza potente da fondere delle pareti così spesse di adamantio; darà tutta se stessa per cercare di farlo, e sappiamo tutte e due che c’è un limite a quanto può usare i propri poteri al massimo prima di prosciugare le proprie forze.
Passano diversi secondi in cui il silenzio la fa da padrone. Poi Starlight si avvicina lentamente alla cella e ne apre la pesante porta blindata, anch’essa in adamantio.
Binary ne esce crollando subito a terra, troppo debole anche solo per stare in piedi. Vomita una massa nera che è stata completamente incenerita: il parassita non è sopravvissuto al suo potere.
-La prossima volta resto io a casa – riesce a dire con voce rauca.
Mentre Warbird si prende cura del proprio io passato, Capitan Marvel prova ad avvicinarsi a Starlight. Quest’ultima però preferisce restare da sola, cosa che Carol rispetta: la conosce abbastanza bene da sapere che è meglio non cercare di forzarla.
La sua attenzione è quindi tutta per l’unica cosa rimasta all’interno della cella di adamantio: la statua di Thanos, ancora immobilizzato, ancora perfettamente illeso. Anche da morto, il suo potere è davvero impressionante. Prima di richiudere la porta della cella, per un attimo ha l’impressione di vedere una luce accendersi in ciò che resta degli occhi del Titano Pazzo.
Queens, New York City
Carol Danvers è sdraiata sul divano, cercando di riprendersi da una giornata che l’ha lasciata veramente priva di forze. Già dover combattere la propria incarnazione più potente non è una passeggiata, ma averlo dovuto fare incinta di nove mesi non ha certo aiutato.
Binary è invece seduta su una poltrona e con una borsa del ghiaccio sulla testa, che fortunatamente non è più in fiamme. Delle tre, Warbird è l’unica a sembrare in ottima forma.
-Non riesco a credere che non vogliate dare la caccia a quel parassita!
-E’ sempre così piena di energia? – chiede Binary.
-Solo quando è sobria. Forse la preferisco ubriaca – risponde Capitan Marvel.
-Per fortuna non sarà un mio problema per un bel po’ di tempo – interviene Miss Marvel, entrando nella stanza assieme a Dane Whitman e stringendo tra le mani uno strano dispositivo.
-Da quand’è che tu e il maritino andate d’amore e d’accordo? – la punzecchia Warbird.
-Forse non è completamente da buttare via – risponde Miss Marvel, strizzando l’occhio allo scienziato. Che trovandosi nella strana situazione di essere fulminato dallo sguardo della moglie per il sospetto di aver flirtato con il suo io più giovane cambia immediatamente argomento.
-Abbiamo trovato il modo di farvi tornare indietro: uno stimolatore cellulare che vi farà espellere naturalmente i tachioni assorbiti dal vostro corpo.
-Ancora non ho capito come sia successo: è stata Capitan Marvel ad assorbire quelle particelle, ma è successo anni nel mio futuro. Perché mi sono spostata io? – chiede Binary.
-Perché i tachioni hanno – inizia a rispondere Dane, immediatamente zittito da Miss Marvel.
-Viaggio nel tempo. Meglio non farsi troppe domande.
-Giusto. Ma se funziona, perché non lo hai usato su te stessa? – chiede Warbird.
-Visto che nessuna di voi sa come funziona è meglio che io sia l’ultima ad usarlo, nel caso sia necessario ripararlo. Chi è la prima?
-Io, visto che ho causato più guai di tutti – risponde Binary, alzandosi in piedi ed aiutando la Carol incinta a fare altrettanto prima di abbracciarla.
-Grazie per avermi mostrato che il futuro non è sempre oscuro. E scusa per aver cercato di ucciderti.
-Cose che capitano. Stai attenta e non fare niente che io non abbia già fatto.
-Sono pronta – dichiara Binary. Miss Marvel preme il pulsante del rigeneratore e lo avvicina a Binary: non appena la tocca, quest’ultima svanisce con un lampo di luce.
-Tutto qui? Speravo in qualcosa di più spettacolare! – si lamenta Warbird.
-Qualche cambiamento nei vostri ricordi? – chiede Dane.
-No. Continuo a non ricordarmi di aver viaggiato nel futuro ed essermi fatta sconfiggere da una me stessa incinta. Chissà se è un effetto collaterale o se... – inizia ad ipotizzare Warbird, ma prima che abbia finito di parlare Miss Marvel l’ha già toccata con lo stimolatore.
-Non mi hai dato neanche il tempo di salutarla!!! – si lamenta Carol.
-E cosa le avresti detto? Lei ha già visto il futuro ed abbiamo appena avuto la conferma che non se lo ricorderà – risponde Miss Marvel, porgendole il rigeneratore.
-Immagino tu abbia ragione. Ma non è che cose come queste capitino tutti i giorni.
-Vero. Bisogna cogliere certe occasioni quando si presentano – risponde Miss Marvel, afferrando Dane e baciandolo con passione senza il benché minimo preavviso.
-Hey!!! – protesta Carol, facendo svanire nel tempo il proprio io più giovane e ribelle.
Dane è ancora più spiazzato di lei. E considerando lo sguardo di Carol mentre riduce in mille pezzi lo stimolatore stringendolo tra le dita, preferisce non lamentarsi.
-Ne parleremo domani. Oggi è stata una giornata abbastanza assurda – commenta Carol, alzandosi di pochi centimetri dal pavimento per fluttuare verso la camera da letto.
Fuori Casa Whitman
Le luci dell’abitazione si spengono, e due donne restano a guardare la casa. Non potrebbero sembrare più diverse tra loro: la bionda indossa jeans attillati ed una maglietta che lascia scoperto l’ombelico, mentre l’altra nasconde il proprio volto sotto l’ombra del cappuccio di una tuta da ginnastica rossa e nera. E’ la bionda a rompere il silenzio.
-Sei proprio sicura che sia una buona idea?
-...
-Voglio dire, lo so che l’Ultimo Cavaliere è ancora là fuori, ma grazie alla tua bravata siamo ricercate! Lo sai che potremmo finire in galera, vero?
-...
-Potevamo chiedere a Billy e agli altri di venire con noi ma nooo, dovevamo fare da sole! Beh congratulazioni, ora ci siamo perse nel passato e non sappiamo dove andare.
-...
-E smettila di restartene nell’ombra a tenere il broncio! Non hai proprio niente da dire!?
-Sì. Parli troppo – è la laconica risposta dell’incappucciata, che inizia a camminare lungo il marciapiede come se nulla fosse. La bionda sospira per l’esasperazione, prima di seguirla.
-Giuro che se tu non fossi mia sorella ti strangolerei...
-Non ci riusciresti. Non sai combattere come si deve.
-Guarda che ti ho sentita!
Le due donne si allontanano, una restando in silenzio e l’altra completamente incapace di chiudere la bocca, senza accorgersi che le ombre stanno seguendo ogni loro passo.
Quartier generale temporaneo dello S.W.O.R.D, posizione Top Secret
Dietro un vetro antiproiettile ed antilaser, Abigail Brand osserva con attenzione gli scienziati che stanno analizzando la cella di Thanos.
I rilevamenti trasmessi sul suo tablet sono preoccupanti: l’energia emessa dalla statua si sta facendo più intensa. E’ un processo molto lento, per fortuna, ma impossibile da ignorare.
Nel riflesso del vetro, Abigail vede un agente S.W.O.R.D. avvicinarsi e restare immobile.
-Non mi piace essere fissata e non mi piace perdere tempo, agente Hoyle.
-Mi scusi, Direttrice! Credevo volesse...
-Hai il rapporto sull’alieno non registrato che è sfuggito a Capitan Marvel?
-Lo stiamo ancora cercando, ma per il momento abbiamo perso le tracce; riteniamo abbia già lasciato il Nevada.
-Perfetto. Hyperion è fuori gioco e Starlight avrà bisogno di tempo per tornare operativa, ed ora mi ritrovo anche con un simbionte in fuga. Cos’altro può andare storto?
Le grida di paura attirano l’attenzione della Direttrice Brand: dall’altra parte del vetro due scienziati sono crollati a terra privi di vita, e di quelli che cercano di scappare solo la metà riesce a mettersi in salvo. Quelli più vicini alla statua di Thanos, apparentemente ancora inerte, muoiono dopo pochi passi. Abigail stringe le mani e stringe i denti, ed al suono dell’allarme di contaminazione dice:
-Agente Hoyle.
-Sì, signora Direttrice?
-Hai il permesso di spararmi la prossima volta in cui mi sentirai dire qualcosa di così stupido.
-Sì, signora Direttrice. Quali sono i suoi ordini?
-Isoliamo questo piano, e qualcuno mi dia il numero di Capitan Marvel... non poteva scegliere un periodo peggiore per andare in congedo.
CONTINUA
Nel prossimo numero:
Predoni e paladini